Il termine manga significa letteralmente "immagini libere", "immagini stravaganti". Fu inizialmente usato alla fine del XVIII secolo in alcune pubblicazioni, come il libro d'illustrazioni "Shiji no yukikai" di Santō Kyōden, e il "Manga hyakujo" di Aikawa Minwa, entrambi del 1798. In seguito fu anche usato dal famoso artista giapponese Hokusai nell'Hokusai manga del 1814.[9]
Rakuten
Kitazawa fu,
invece, il primo disegnatore ad utilizzare la
parola manga ottenendola
dagli ideogrammi "man" cioè libero, stravagante e "ga"
immagine che però viene tradotto nel suo attuale significato di
fumetto.[10]
Il
manga giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto
occidentale, cioè dall'ultima alla prima pagina (secondo
le consuetudini orientali), con la rilegatura alla destra del lettore
e le pagine "libere" alla sinistra. Anche
le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il
basso.
Esistono, tuttavia, alcuni manga che si leggono da sinistra verso
destra, cioè secondo l'usanza occidentale.[12]
Stile
e generi
Il
manga è diretto a vari target, nel Sol Levante, che hanno
innanzitutto permesso un diffondersi più ampio del genere. Si
dividono principalmente in:
- Kodomo: con uno stile minimalista e stilizzato, senza troppi fronzoli e possibilmente comprensibile da un pubblico di bambini. Spesso si tratta di fumetti con personaggi zoomorfi.
- Shōjo: manga per ragazze. Parla di amore, sentimenti e problemi adolescenziali. Molto spesso è ambientato tra i banchi di scuola o nella vita normale, mentre in altre è intrecciato col genere majokko. Lo stile di disegno è raffinato e ricco di decorazioni, molto più morbido ed in genere gli sfondi ambientali sono poco accennati, lasciando spazio a sfondi ornamentali con fiori, pizzi o altre cose adatte per un pubblico femminile, che esalti una caratteristica dei personaggi in apparenza.
- Mahō shōjo, (detto anche majokko): si tratta di manga sempre per ragazze, ma che possiedono degli elementi magici. Lo stile di disegno è più o meno lo stesso dello shojo originale.
- Shōnen: indirizzati ad un pubblico maschile, lo stile di disegno è più sporco e spesso si preferisce l'uso del tratteggio al retino. Le inquadrature hanno spesso un taglio prospettico, lo stile di disegno è più incentrato a sottolineare l'anatomia e gli sfondi compaiono di più, conferendo un terreno di battaglia solido e visibile.
- Seinen: per un pubblico adulto e maschile. Non è da confondere con l'hentai, genere a parte. Tratta argomenti seri e per lo più psicologici e lo stile di disegno è molto più maturo e ricercato.
- Gekiga: storie drammatiche indirizzate ad un pubblico adulto.
- Josei (o Redisu): variante più sobria dello Shojo. Tratta di relazioni amorose tra adulti e lo stile è più realistico.
- Shōnen'ai: tratta di relazioni omosessuali maschili, enfatizzando il lato sentimentale. È dedicato ad un pubblico di donne e lo stile è più o meno lo stesso dello Josei.
- Shōjo-ai: tratta di relazioni omosessuali femminili, enfatizzando l'aspetto sentimentale ed emotivo.
- Yaoi: tratta anch'esso di relazioni omosessuali maschili, ma il genere è più esplicito ed è incentrato di più sull'atto fisico. Il disegno è adatto a sottolineare i particolari fisici dei protagonisti, per questo è un genere adatto alle donne.
- Yuri: tratta relazioni omosessuali femminili. È decisamente più esplicito dello shojo ai.
- Hentai: per adulti. Si tratta di opere a sfondo pornografico, la cui trama è minimalista per lasciare spazio all'esplicito. Sono di norma vietati ai minori di 18 anni.
- Ecchi: opere a sfondo erotico, di norma vietati ai minori di 14 anni (ovvero sono consigliati ad un pubblico maturo).
I manga nel mondo
Non
bisogna confondere i manga con i manhwa (coreano , giapponese ),
che
sono i fumetti coreani;
all'occhio non allenato possono sembrare simili, ma agli occhi di un
giapponese sono probabilmente simili quanto
fumetti italiani e francesi per
noi, specie se consideriamo che il
senso di lettura del manhwa è identico a quello occidentale.
Legati ai manga esistono anche i manhua (漫画
·
漫畫),
prodotti
in lingua
cinese,
realizzati a Taiwan, Hong
Kong e,
in minor misura, in Cina,
l'Amerimanga e
l'Euromanga.
I manga in Italia
Il
fenomeno manga comincia ad affermarsi maggiormente agli inizi
degli anni
novanta,
grazie
a case editrici come la Glénat,
con la pubblicazione di Akira,
e la Granata
Press,
con la pubblicazione di Ken
il guerriero e
di riviste come Mangazine e Zero,
e successivamente la Star
Comics,
che pubblica, tra gli altri, il manga Dragon
Ball.
È
tuttavia importante sottolineare che Fabbri editori diede alle stampe
dal dicembre 1979 la rivista a fumetti Il
grande Mazinga,
contenente il fumetto originale seppur in una versione edulcorata da
scene violente e appositamente colorata da staff italiano.
Attraverso Il
grande Mazinga viene
segnato un momento importante nella storia dei manga in Italia,
essendo stato il primo manga pubblicato direttamente dall'edizione
giapponese.
Alla rivista sarebbero seguiti due volumi dal titolo Io
sono il grande Mazinga e Mazinger
contro i Mazinger,
che raccolgono parte delle storie pubblicate contemporaneamente in
rivista per le edicole. Nell'ottobre
del 1980 Fabbri pubblica il primo numero del settimanale Candy
Candy.
La longeva testata, prima di una lunga serie intitolata al
personaggio e alla quale si aggiunse in seguito Lady
Oscar,
appassionerà il pubblico femminile per anni.
In seguito, esaurito
il materiale originale, il giornale è continuato attraverso nuove
avventure appositamente ideate da disegnatori italiani.
Nel 1980 è la volta di Golgo
13 e
nel dicembre 1983 di Black
Jack di
Osamu Tezuka, entrambi sul mensile Eureka.
Sembra
tuttavia che il primo manga in assoluto pubblicato in Italia sia
stato Son
Goku di
Shifumi Yamane, da Garzanti nel 1962, ma sulla sua originalità vi è
più di un dubbio.
Altre
case editrici di manga in Italia sono: Flashbook Editore,
specializzata in manga e manhwa coreani, Planet
Manga della
Panini, Jpop, Magic
Press (che
diversifica i propri prodotti in tre etichette: MX per i manga
generici, 801
per gli yaoi e
Black
Magic per gli Hentai)
e Planeta
De Agostini.
Di recente si è aggiunto l'editore GP
Publishing,
della Giochi
Preziosi,
che al debutto si avvalse della consulenza dei Kappa Boys, prima in
forze alla Star
Comics.[13] Dal 2008 anche
la Disney ha iniziato a pubblicare manga nella collanaDisney
Manga,
tra cui Kingdom
Hearts.
Il
loro successo in Italia ha fatto sì che manga e anime venissero
citati anche in alcune opere letterarie giovanili,
come per esempio nel romanzo di Isabella
Santacroce Destroy,
in cui la protagonista, Misty, è un'accanita lettrice di fumetti
giapponesi, oppure in Come
un fumetto giapponese di Gianfranco
Liori dove
il protagonista, anche qui otaku accanito,
scappa di casa per recarsi alla più importante manifestazione di
fumetti italiana, il Lucca
Comics.
Ultimamente
il manga "made in Italy" sta tentando di emergere, con
iniziative spesso precarie e tentativi andati a vuoto. Nel 1997,
ad esempio, la casa editrice Comic
Art pubblicò
una serie di fumetti intitolata Spaghetti
manga,
manga realizzati da autori italiani, che però non ebbe molto
successo. Pugno! di Roberto
Recchioni fu
uno dei titoli di maggiore rilievo. Comic
Art pubblicò successivamente diverse testate manga tra le quali
ricordiamo per successo di pubblico e critica L'Immortale di Hiroaki
Samura, Noritaka, Detective
Conan.
Il fallimento della stessa interruppe la serializzazione, ripresa poi
da altri editori, in primis la Marvel
Italia.
Altre riviste contenitore, dedicate anche ad autori italiani, non
sono riuscite ad avere un successo apprezzabile, come nel caso
di Yatta! (soprattutto
dedicata ai manga giapponesi, ma anche con iniziative
internazionali),
rivista mensile pubblicata daPlay
Press durante
il triennio 2004-2006 su modello delle riviste giapponesi di manga,
oppure la recentissima Mangaka,
della Coniglio
Editore,
interrotta ufficialmente all'inizio del2010 dopo
appena due numeri.[14]
La
questione dei manga non-giapponesi
Oggi
è difficile stabilire esattamente cosa differenzi un manga dal
fumetto occidentale.
Secondo Eijiro
Shimada,
editor-in-chief per le riviste Morning/Morning
2 ed
organizzatore dellaKodansha Morning
International Manga Competition,
la
concezione occidentale dei manga è del tutto diversa da quella che
c'è in Giappone, a conferma della differente accezione del termine
esistente.
Altre
scuole di pensiero affermano che il manga sia una questione di stile
visivo, reinterpretazione grafica della realtà, quindi una
tecnica di disegno fissa e consolidata. Secondo altri, è
invece la cultura giapponese intrinseca nelle pagine dei fumetti a
rendere il fumetto un manga. Oggi si tende a polemizzare sul
fatto che il manga italiano sia solo un'imitazione, poiché
culturalmente è impossibile creare un manga, un oggetto che
fa parte della cultura nipponica legato direttamente con le
tradizioni locali.
Quindi adesso se vi comprate dei manga sapete un bel po' di cose su di essi! He He :)
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